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Racconti erotici per ragazze sole o male accompagnate [recensione]

Questo libro di Silvia Corti, in arte Slavina, mi è piaciuto fin dalla prima pagina, dove non c’è nemmeno una scena di sesso. E nemmeno nella seconda. Perché prima del sesso questi sedici racconti narrano persone e vite, e il contesto e le tensioni in cui poi (naturalmente, essendo racconti erotici per ragazze sole o male accompagnate) il sesso esplode, libero e dirompente. Ci sono dettagli scelti con cura, a disegnare la scoperta del corpo proprio/altrui di una ragazza di borgata romana e dei suoi amici che mangiano olive dolci sul muretto. Le amiche confidenti e complici, i maschi più grandi e sgamati (nella prima metà, poi sorpassati nettamente a destra dalla protagonista). Uno diverso in ogni racconto, altre volte una o più donne, a tracciare un itinerario, un viaggio.

Ecco, questo libro è soprattutto un viaggio: la patata come passaporto e frontiere di pudore, perbenismo e moralismo da superare guardando dritto negli occhi il doganiere di turno.
Ci sono due cose importanti secondo me in questo libro. La prima è la scrittura, che è curata, precisa, dettagliata ma brillante. Disegna un mondo intorno ai personaggi e lo popola.
Dalle prime esperienze di Non vale e Mi fai impazzire, a una unconventional cosetta a tre di Ti va di provare?, o in luoghi magici come Il posto delle fragole e La casa delle vergini, la prima parte del libro è soprattutto di scoperta. Ogni nuova esperienza è raccontata con il sapore, i rumori, gli odori e le sensazioni che l’hanno accompagnata. Nella seconda parte, la protagonista prende il largo, anche geograficamente, senza mai smettere di provare e di stupirsi, imparando a fare la webcam girl, in uno scompartimento condiviso con due puttane o esplorando una Dark room.
Se c’è un’osservazione da fare è forse che si sarebbe potuto confezionare come un romanzo autobiografico. Un vero e proprio romanzo di formazione e di liberazione, immaginate? A parte due racconti scritti in terza persona, tutti gli altri sono in prima persona e legati al filo narrativo della protagonista/Autrice. Così, un’idea che butto lì.

«Non so dire se mi piacciono più gli uomini o le donne, direi che mi interessano le persone. Ho imparato a non confondere il sesso con l’amore e a distinguere l’attrazione fisica dalla dipendenza emozionale» (pag. 85). Qui secondo me viene riassunto bene il punto di vista dell’Autrice che ci introduce al secondo motivo di apprezzamento. Il libro pur essendo sempre assolutamente godibile anche nel voluto doppio senso di questo termine, ha alle spalle un progetto culturale, politico direi. Ha un’identità un po’ barricadera un po’ femminista senza però essere ideologico. Non è una tesi, è il racconto di come una ragazza scopre il piacere e il rapporto con i maschi e con le femmine, non si nega esperienze e da ciascuna di essere impara e cresce.

Cosa sia diventata oggi questa ragazza, non lo so esattamente. Leggo il suo blog postpornografico  la seguo su twitter  e mi ripropongo di andare a trovarla a Barcelona per vederla all’opera.

Ma credo che il suo libro, dichiaratamente autobiografico sebbene rimaneggiato nella trasposizione letteraria, mi abbia fatto cogliere (con una certa invidia, ammetto) il percorso e le conquiste di questa ragazza del ’77 che ha dato un significato nuovo alla parola “amore”. E la frase di George Orwell remix posta nella quarta del libro (qui sotto in foto) è il riassunto perfetto.

Se ancora non vi avessi convinto e voleste ascoltare un capitolo prima di comprare il libro, ecco qui un audio-racconto

Slavina
Racconti erotici per ragazze sole o male accompagnate
Giulio Perrone editore
108 pp. – 10,00 €

 

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