Il blog di Dire Fare l'Amore

Lucchetti e tonsille

Foto by Inachis Io. Milano, Stazione Centrale

Foto by Inachis Io. Milano, Stazione Centrale

Così ci sono io, o più in generale c’è un uomo, che poi a ben vedere potrebbe essere anche una donna, diciamo un umano, che gli (altri) animali sono mentalmente meno complessi. Questo uomo ha un aspetto fisico, che tutti possono vedere, magari non sempre apprezzare ma vedere sì. Poi ha per così dire un aspetto morale, interiore, anch’esso visibile, ma non a tutti. Meglio: ciascuno se ne fa la sua immagine, un po’ a proprio uso e consumo, un po’ tipo proiezione. Magari mettiamo uno odia proprio quelli che assomigliano a me e quindi ci trova tantissimi difetti in più di quelli che ho che già non sono pochi. Al contrario, un altro da piccolo aveva fatto l’imprinting con gelataio che mi somigliava e quindi ora gli sembro una persona dolce (fredda, cremosa, ma dolce). In pratica è come se ci fossero in giro migliaia di nostri avatar personalizzati. Altro che i barattoli della Nutella o le lattine della Coca Cola. Lì i nomi sono prestampati, devi frugare un po’ e scegliere la tua e, a meno che ti chiami Guendalina o Asdrubale, la trovi. Qui è diverso: migliaia di me personalizzati che si incrociano con migliaia di tu, di voi altrettanto personalizzati. Un delirio.

Poi c’è il me-me. Quello che a me sembra di essere, quello che mi vedo quando mi guardo allo specchio o quando allo specchio faccio le smorfie con la bocca aperta cercando di vedere le tonsille, e più giù il gargarozzo, e oltre ancora il cuore. Immagino che questo lo facciate anche voi, non dico di fare le smorfie allo specchio (sì? anche voi? dai…), ma di vedere un voi/voi e poi un voi-visto-da-fuori a seconda di come gli altri si comportano con voi. Ecco. Quello penso di averlo chiuso sotto chiave, così giusto per evitare che se ne vada in giro a fare danni.

Ora ecco però che succede il miracolo: a volte vedi delle persone e improvvisamente ti sembra di averci visto dentro. Sì, come se fossi dietro a quello specchio mentre lei fa le smorfie per vedersi le tonsille. Le intuisci in pratica. Specularmente, vieni intuito. È come se avessi in tasca la chiave del suo lucchetto. Oppure lei la tua.

Ecco. Per me questi sono regali. Se fonderò una religione, sarà tutta basata sulla magia delle corrispondenze impreviste.

Un commento

  1. Stella (stai)
    20 Ottobre 2013

    Mi sono sempre chiesta se riesco a vedermi esatta nonostante l’immagine simmetrica di quando ci si guarda allo specchio. E se invece riconoscessi una persona diversa? O forse solo metà, come il Visconte dimezzato.
    In pratica ci sarebbero due me/me (il me che sento in parte di essere e quello che ragiono con la necessità dell’immagine) più due me/da fuori (come vengo intuita per chi mi osserva attraverso gli occhi e per chi non lo fa). Probabilmente ho anche quattro cuori. Chissà allora se li ho chiusi tutti, in realtà non ci avevo mai pensato. Uno rimasto aperto spiegherebbe perché nonostante questa magia da te descritta, nella quale credo e non per fede, capiti talvolta che mi ritrovi una chiave sbagliata… 🙂

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