Il blog di Dire Fare l'Amore

Una sobria proposta di riforma degli epiteti sessuali

A uomini poco virili, generalmente imparentati con donne di facili costumi, si suggerisce di sperimentare la sodomia in diverse varianti. Questo, in sunto, il contenuto dei principali insulti sessuali. Se dovessimo giudicare dal lessico, infatti, parrebbe massimamente offensivo rientrare in una di queste categorie:
– uomo omosessuale
– uomo eterosessuale, o anche donna al limite, che trae piacere dal sesso anale
– donna che pratica una vita sessuale attiva e libera
– figlio o marito o compagno o parente di secondo grado di donna del punto precedente.

A me gli insulti sessuali danno fastidio. Sono un cultore del turpiloquio e ho anche fatto ai miei figli una memorabile “scuola di parolacce” suddivisa per aree del corpo: la reputo infatti una competenza lessicale necessaria e da padroneggiare con sicurezza.
Ma l’insulto sessuale mi sembra triste, banale, offensivo e soprattutto tremendamente conservatore. Quello che vorrebbe essere un gesto di rottura, una provocazione, una terribile offesa, poggia infatti sul più retrivo conformismo piccolo borghese: gli esseri umani sono tutti eterosessuali, monogami, fedeli e si riproducono per mitosi da altri esseri umani dotati delle stesse caratteristiche. Ogni libertà da questo staus quo è una minaccia per la specie (e probabilmente per le granitiche certezze identitarie dell’offendente). Ma quale insulto! Dire a qualcuno di prenderlo in quel posto provandone magari piacere o rinfacciare a una donna quella libertà che è spesso vista come virtù nei maschi è certo un insulto. Ma non alla moralità di chi lo riceve, forse semmai alla sua intelligenza. Certamente a quella di chi lo pronuncia.

Avanzo una sobria proposta di riforma degli epiteti sessuali, e invito i lettori a contribuire con altre aggiunte.
Includerei, per esempio:

– Ma va’ a farti fottere sempre lo stesso giorno alla stessa ora!
– Fallo tutta la vita nella stessa posizione!
– Figlio di donna banale!

2 Commenti

  1. uvisigu
    22 Febbraio 2012

    Mi era sfuggito. Commento perchè il post era privo di commenti e non lo merita. Diciamo che avresti dovuto forse trovare un modo più provocatorio e graffiante per lanciare il tema, ma sei troppo educato anche quando fustighi i costumi. In questo caso che tutte le volte che urliamo un “vaffanculo” le nostre parole tradiscono la materia di cui è fatta la nostra cultura inconscia, ma presente e permeante: misoginia, omofobia, conformismo dei costumi, dei pensieri reconditi, razzismo, pregiudizio, morale piccolo borghese. Tanti giri nei club privè per pensarsi aperti, o political correctness a tonnellate per vendersi splendidamente equanimi e poi basta un “vaffa” o un “a fjo de na mignotta”, magari urlati con rabbia dall’abitacolo della macchina, per far crollare la maschera e mostrare la misera trama dei nostri pensieri. E “che cazzo vuoi” è un approccio aggressivo e premessa di violenza, mai l’invito a scegliere l’organo che ti ispira di più…

    Rispondi
  2. inachisio
    24 Febbraio 2012

    Vero. Come sempre un contributo prezioso, il tuo.

    Rispondi

Lascia un commento