Il blog di Dire Fare l'Amore
Dreambooks. Il libro dei nostri sogni
Non è un paese per vecchi, di Giulio Andreotti; Ventimila leghe sotto i mari, di Umberto Bossi; Se un’ora quanto, di Silvio Berlusconi. Ma anche, per non parlare solo di politica: Crudo e mangiato, di Hannibal Lecter; Favole su skype, di Gianni Rodari; Il giorno della ceretta, di Leonardo Sciascia, Superstrade intergalattiche. Centomila poesie Vogon…
Non cercateli in libreria, perché non sono libri ma dreambooks, il trendtopic che ha infiammato ieri twitter distraendo migliaia di onesti lavoratori dalle loro mansioni. E’ stata un’idea di @Einaudieditore subito raccolta dal popolo cinguettante: inventare il libro dei nostri sogni, mixando autori e titoli, giocando con le associazioni, le assonanze, le distorsioni. Un Lego culturale fatto di migliaia di mattoncini, ma anche di ricordi e di emozioni, perché i libri sono parte del nostro più profondo immaginario.
Per chi volesse un corso di recupero, basta cercare qui
Due cose, mi vengono in mente.
Una cosa: spesso le aziende (incluse le case editrici) sbarcano sui social network per moda ma senza convinzione e soprattutto senza competenze. Usano twitter come un forma di catalogo in 140 caratteri ma senza aggiungere nessun contenuto e senza intrattenere una relazione “sociale” con le loro migliaia di follower. In generale sono estremamente autoreferenziali e si twittano addosso senza pudore. In questo panorama, Einaudi (e non è una marchettona, ché non ne avrei motivo) è un’eccezione positiva: i tweet della casa editrice sono sempre ricchi e originali. Si vede che rispondono a un progetto (magari solo mentale) e che ascoltano la rete e le discussioni. Sicuramente alle spalle c’è una cultura aziendale ma anche una competenza personale di chi mette mano poi alla tastiera. C’è – credo – l’idea che la presenza sui social network non è una facciata o un di più ma una forma di comunicazione oggi indispensabile.
Cosa due: senza bisogno di scomodare il ruolo di twitter nella vittoria del nostro Obama milanese Pisapia, è importante notare anche in questo caso cosa significhi “lanciare un topic”: è un atto che richiede una grande fiducia nella gente, che poi lo accoglierà, lo rielaborerà, lo farà proprio, anche al di là delle intenzioni dell’autore. Credo che questa dinamica sia ben chiara ai singoli utenti, che ci mettono la faccia personalmente, ma non sempre alle aziende e meno che mai ai politici. Vedere #dreambooks scalare la classifica dei trendtopics e prendere un propria fisionomia credo sia stato il risultato più bello di questa idea.
Onore al merito.
(Ma oggi statevene buoni che devo lavorare!)
Lascia un commento