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Uomini altrove [recensione]

Le donne sanno la loro età, gli uomini no.
G. Schelotto, Uomini altrove

Uomini altrove SchelottoCome una sberla in piena faccia, di quelle che ti lasciano stordito ma poi ti regalano la liberatoria sensazione di essertela meritata, ho letto Uomini altrove, saggio di Gianna Schelotto sulla crisi dei cinquant’anni. La prima sorpresa del libro è stato di ritrovarmi così tanto nella sua analisi, io che di anni ne ho 46 e che sono sempre stato un po’ “tardo”. Sono dunque per una volta in anticipo?

Sono io questo uomo confuso che, raggiunti dei traguardi, non sa bene cosa volere per sé? Sempre in bilico tra restare e fuggire, alla ricerca di scorciatoie emotive, vulnerabile come un castello senza mura?
Sono io, certo. E sono tanti miei amici, colleghi, vicini. E sei anche tu uomo che mi leggi. O tu, donna, che sei la sua compagna.
Perché se sulle donne e sulla svolta della menopausa si è riflettuto tanto, sul lento cambiamento della vita di un uomo, meno.
E’ un libro che mi ha fatto bene perché individua, a partire da molte storie di pazienti dell’autrice, alcuni tratti di questo passaggio del mezzo secolo che probabilmente riguarda non solo i singoli ma una generazione che di casini ne sta combinando tanti. Non c’è solo chi esce a comprare le sigarette e fa ritorno dopo vent’anni, ma anche la molto più consistente schiera di chi fa fatica a capire cosa vuole davvero. Infatti, nota l’Autrice:

La maggior parte dei cinquantenni in crisi sceglie tuttavia una terza strada: decide di non decidere. È questo il comportamento più frequente, forse anche perché è emotivamente il meno «costoso». «Vorrei e non vorrei» è il molesto ritornello dei nostri attempati protagonisti. Il loro sogno sarebbe di andare e restare, lasciare e trattenere, controllare e abbandonare… vorrebbero risolvere il loro problema ricorrendo a un compromesso che contempli la presenza e l’assenza […]. È questo forse che li fa sentire perennemente «altrove». Non riescono a stare dove le loro donne li vorrebbero, ma non sono neanche sicuri di star bene dove sono e hanno l’impressione che si sentirebbero meglio in un luogo altro e diverso. — G. Schelotto

E’ facile bollare di infantilismo o regressione le nostre patetiche angosce o le umilianti ansie da prestazione che ci fanno rincorrere la giovinezza. La Schelotto non lo fa: anzi, una cosa che ho apprezzato del libro è lo sguardo di simpatia e di empatia che porta su di noi. Non che le mandi a dire, eh. Per esempio:

Dove i mille segni che non solo gli anni, ma la vita, con le sue aggressioni e i suoi compromessi, incidono sul volto di chi è giunto al varco dei cinquanta? Sugli amici, sui colleghi, sui «capi» e soprattutto sui propri compagni di vita che quotidianamente assorbono le minute e impercettibili trasformazioni del corpo e della mente e ne diventano gli ignari e implacabili testimoni.

Molti uomini a cinquant’anni si accorgono di aver evitato a lungo di interrogarsi sullo stato dei propri sentimenti e sulla qualità dei propri sogni. Li hanno depositati dentro di sé, ai tempi della giovinezza, ritenendoli acquisiti una volta per tutte, e sono convinti di ritrovarli identici, quasi che il tempo e gli eventi non lasciassero il segno del loro passaggio. È come se avessero nascosto una somma consistente di lire e non si chiedessero se quella moneta sia ancora in circolazione.

È un uomo diviso, sconcertato e confuso quello che viene a chiedere aiuto allo psicoterapeuta; si porta dentro, di solito, la voglia di un mutamento che da una parte lo seduce e lo attrae, dall’altra minaccia le sue sicurezze e la sua stessa identità. Ma non è diventato all’improvviso – se non lo era già prima – una persona vuota e irresponsabile.— G. Schelotto

Ma forse la parte in cui mi sono sentito più interpretato è quella in cui descrive la fragilità relazionale degli uomini come un’incapacità a salvaguardare la propria intimità:

Il «peccato originale» di molti uomini è quello di essere «sconfinati», cioè di non avere precocemente stabilito le giuste distanze, sia fisiche sia psichiche, tra sé e il mondo esterno. Chiunque, uomo o donna, dovrebbe pensare a se stesso, al nucleo profondo della propria identità, come a una specie di castello medievale, circondato da un fossato valicabile solo se e quando dall’interno si sceglie di abbassare il ponte levatoio. Invece, per motivi legati alle loro storie personali, molti degli uomini raccontati in questo libro avevano delegato alla custodia dei propri confini la madre o una figura che la rimpiazzasse: moglie, segretaria, amante. Il limite tra custodia e invasione è molto labile: cosicché, spesso troppo tardi, questi uomini avevano finito per accorgersi di non avere difese né ripari nei confronti delle invasioni degli altri, fossero esse benevole oppure no.— G. Schelotto

Un libro che mi ha messo a nudo, in crisi anche. Certamente più di quanto ho raccontato in questo post, tutto sommato pudico e timido. Un libro che consiglio non solo agli uomini (e quelli più giovani non ridano che tanto ci finiscono dentro anche loro), ma anche alle donne (compagne, fidanzate, mogli) che vogliono capire meglio questi confusi esseri che hanno accanto.

Gianna Schelotto
Uomini altrove
Oscar Mondadori
9,50 €
disponibile anche in ebook

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