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Daniel Pennac, Storia di un corpo [recensione]

Recensione di Daniel Pennac, Storia di un corpo

Recensione di Daniel Pennac, Storia di un corpo

Dedico questo post a due amiche che quest’anno si sono trovate (una), e si stanno trovando (l’altra), a lottare contro una malattia seria del corpo. È quando ci procura piacere o quando ci procura dolore che sentiamo il nostro corpo. Altrimenti rischiamo di darlo per scontato.

Storia di un corpo di Pennac è un libro che recensisco con grave ritardo. Molti di voi lo avranno letto, Zazie e aNobii sono già invase di commenti. Cosa posso dire?

Sulla trama, nulla.

Volendo, avete qui il booktrailer.

Sul tema, che un libro sul corpo è un libro (stranamente) sorprendente, una di quelle idee che dici «ovvio, no? Perché non ci si è pensato prima?». Ce lo abbiamo continuamente addosso, il corpo, al punto che non ce ne accorgiamo. Forse ne avranno già parlato altri scrittori. Però in questo modo, con questa focalizzazione spot, non ne ricordo. Ho apprezzato la capacità di Pennac di tenere a fuoco solo il tema principale, senza farsi distrarre dai sentimenti, dal contesto storico, dalla descrizione dei personaggi. Potrebbe sembrare un esercizio di stile, forse lo è, ma l’ho trovata una scelta azzeccata. Dei personaggi, del contesto, dei sentimenti si coglie comunque l’essenziale, ma senza che questi rubino mai la scena al protagonista.

Sul modo, invece, si potrebbe discutere: la forma del diario è una forma esigente, soprattutto perché copre un arco di tempo molto vasto, dai 12 agli 87 anni, nel quale lo stile, il lessico, la lingua stessa ci si aspetta cambino vistosamente. Pennac certamente lo sa, ne tiene conto, ma non ne abusa. Secondo me ragionevolmente, per non scivolare in un manierismo fastidioso. Il libro sembra piuttosto scritto per twitter, è pieno di brevi sintesi fulminanti, di aforismi condensati, fatti apposta per restare in mente.

È un libro che commuove, che mi ha commosso. E non solo nei momenti di malattia o in quello finale della morte (non vi svelo nulla, era ovvio che finisse così). Lo è ancor più quando descrive gesti quotidiani, semplici azioni, reazioni, dal fare pipì, al sesso, al cibo, alla pelle. Un libro che mi ha aiutato a riprendere familiarità con me stesso. Con il mio corpo e con quello altrui.

Così ho ripensato alle due amiche a cui dedico questa recensione. Ho sempre pensato che vorrei essere capace di trattare chi soffre con la stessa naturalezza con cui lo tratterei se stesse bene. Che la compassione è l’arroganza dei buoni, spesso. E ho pensato a quando quest’anno sono stato operato di ernia inguinale. Una piccola cosa, rispetto alla loro. Ma quando sentivo il chirurgo muoversi dentro di me, il bruciore della ferita, la fatica dei movimenti, ho pensato a quando devo al mio corpo in termini di serenità e di buon umore. Se lui soffre, io soffro. Allora, appena tornato a casa, mi sono fatto una foto della ferita, con le sue graffette, con lo iodio ancora sulla pelle. Gonfia. Dolorante. Pensavo che non l’avrei mai pubblicata. Lo faccio ora come foto-recensione.

Inachis

ferita ernia inguinale day 1

Daniel PennacStoria di un corpo
Titolo originale: Journal d’un corps
Traduzione di Yasmina Melaouah
341 pag., 18 euro – Feltrinelli (I narratori)
ebook 12,99 euro

 

 

6 Commenti

  1. Lucy
    24 Dicembre 2012

    Certo che sei un temerario a mettere la foto della tua cicatrice! Però è bella e l’ho trovato un gesto tenero che rende più vera la recensione,… Il libro l’ho letto e concordo con te. Bellissimo. Grande Pennac
    Lucy

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  2. Daniela
    24 Dicembre 2012

    Grazie, è molto toccante. (vabbè, forse sono di parte)
    La foto mi inquieta un po’. Quella sulla riproduzione fotografica del corpo malato o ferito è una riflessione che ho iniziato a fare. Ma non ne sono venuta a capo, forse perchè è un argomento difficile (e io non sono una grande fotografa 🙂 Grazie comunque.

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  3. LeoLeo
    24 Dicembre 2012

    recensione molto personale. capito poco del libro ma mi hai incuriosito.
    L

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  4. Uvisigu
    24 Dicembre 2012

    Ma e il tricheco spiaggiato sullo sfondo? 🙂 Non il primo caso di esibizionismo (mal)celato da recensione 😀

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  5. lady
    17 Gennaio 2013

    sei uno sfigato…recenzione approssimativa e foto TRISTE E VISCIDA

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  6. Laura
    18 Gennaio 2013

    Io amo Pennac, lo amo nelle favole, nella famiglia Malausséne, nei diritti del lettore, in signori bambini e un po’ meno in ecco la storia. Ho letto questo libro con avidità, ho riso, ho condiviso, ho trovato il mio corpo, e il mio fare l’amore e ho pianto, tantissimo, sull’ultima pagina. Per me che vedo ogni giorno la gente morire e che vivo il quotidiano con la coscienza della morte è stata una dolcissima pugnalata, un riportare la poesia nella realtà più dolorosa.

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