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L’ultimo scapolo [recensione]

L'Ultimo Scapolo

L'Ultimo Scapolo

Non abito a New York, non tiro coca e non appartengo neppure alla upper-class americana. Sono uno straniero nel mondo di Jay Mc Inerney. Ho “usato” L’ultimo scapolo, raccolta un po’ raffazzonata di racconti di questo scrittore americano per tuffarmi nelle vite di coppie in crisi, post crisi e precrisi, in una New York ferita dall’11settembre e dalle paranoie di un benessere raggiunto ma non sempre posseduto. Amori di chi può tutto e, spesso, non avendo più niente si aggrappa a una disperata trasgressione.

L’ultimo scapolo è stato l’unico libro che ho apprezzato delle mie letture estive sulle spiagge della Sardegna. E anche se si potrebbe dire qualcosa di negativo sul libro – tipo che l’Autore ha talmente talento nella scrittura da non impegnarsi mai a fondo, o che rispetto ai suo romanzi come Le mille luci di New York o Good Life, questa raccolta appare molto meno intensa e curata -, io l’ho congedato con una bella sensazione. Quella di essere entrato nel mondo contorto e intricato dell’animo amoroso umano, di aver scandagliato diverse declinazioni di questo amore e di averne intravisto i limiti di vuoti e disperazione.

Ma soprattutto di questi racconti ho amato i finali:  mai chiusi, sempre sospesi, aperti. Come piace a me.

Inachis

Jay McInerney
L’ultimo scapolo
Bompiani
18,50 €

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