Il blog di Dire Fare l'Amore

Room service [sveltina]

L’idea per questa sveltina nasce tempo fa, in risposta a un invito dell’amica GiselleB che chiedeva “fantasie”. Mi è tornata in mente oggi, e ho deciso di svilupparla in questo racconto.
Buona lettura.

Inachis

ROOM SERVICE


Giada si fermò davanti alla porta della stanza 169. Un cartellino verde pendeva dalla maniglia e invitava a “Per favore, pulire la camera”. La ragazza scostò il grembiule azzurro e infilò la mano nella tasca del jeans a estrarre il passepartout magnetico.

Con un gesto automatico lo inserì nella fessura e spalancò la porta spingendo dentro il carrello delle pulizie. Un’altra camera da rassettare, altri clienti da servire. Asciugamani, pigiami e lenzuola. Beautycase ricolmi, vestiti eleganti negli armadi. A volte qualche sorpresa: un vibratore dimenticato su un comodino, i segni evidenti di un amplesso. La routine di una cameriera di una piccola pensione ben curata, dove devi fare un po’ di tutto.


Forse avrebbe dovuto accorgersene dalla luce del comodino accesa. O dai lievi respiri affrettati. O dall’odore nell’aria. La camera non era vuota. Per il momento non era da rifare.

Appena scorse i due, in controluce sul letto, la testa di lui affondata tra le gambe di lei, Giada mormorò una scusa e si precipitò, rossa in volto, fuori dalla camera.


Sentiva il cuore agitarsi nel petto mentre risaliva il corridoio a passi più rapidi del solito, spingendo il carrello con un po’ più di vigore.

Eppure non aveva nulla da rimproverarsi. Il cartellino era verde. Si era scusata. Cose che succedono.

Poi, passo dopo passo, prese a rallentare, con l’impressione che il corridoio diventasse sempre più lungo. Aveva fissi in mente gli occhi della ragazza, che aveva alzato la testa sentendola entrare, e la guardava. Due occhi chiari, trasparenti. Puntati dritti a cercare i suoi. Senza vergogna. Anzi.


Giada prese in mano la lista delle camere da rifare. 171-172-175. Si fermò davanti alla prima.

Anzi.

Quasi divertiti. Quasi come se…

L’aveva già notata, la ragazza. Così magra e bella. Così a suo agio e affettuosa col suo compagno.

Le era caduto un coltello la sera, a cena. Giada stava servendo il vino e si era chinata a raccoglierlo. Aveva incrociato il suo sorriso. E, chissà perché, la notte, in camera, si era sorpresa a ripensare alle gambe che aveva scorto sotto la tovaglia, fasciate in calze leggere.


Non ne era più così sicura, ma non era la stessa donna che, la sera stessa, al bar, si era sporta sul bancone per ordinare da bere? Camicetta scura. Un bottone slacciato che lasciava intavedere il seno.

Ancora, quegli occhi chiari, un invito a guardare dentro.

Occhi inquieti, ballerini.

Occhi di chi mangia la vita, con gli occhi.


E quello sguardo, poco prima, cosa diceva? Giada rivedeva il lento movimento a reclinare il capo lasciando scivolare i capelli. La spinta del bacino ad affondarlo nella bocca dell’uomo. Un lento voltare del capo. E quello sguardo, che diceva: guardami, mangiami…


Giada lasciò il carrello davanti alla 175 e riprese il corridoio nella direzione da cui era venuta. I passi, da lenti si fecero più affrettati. La mano in tasca cercava il passepartout.

La targhetta sulla porta diceva 169.

Il cartellino ancora verde invita a “Per favore, per favore… se ti va… se hai la stessa fame di vita negli occhi…”.

Dall’interno proveniva solo un lievissimo ansimare.

Giada prese la tessera magnetica e la inserì nella fessura con un click.

13 Commenti

  1. ZuZuli
    11 Febbraio 2009

    Interessante immaginare dopo il click…a me piacciono le cose sospese.

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  2. inachisio
    11 Febbraio 2009

    Piacciono anche a me. Nella scrittura come nella vita!

    Inachis

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  3. KittyGiulia
    12 Febbraio 2009

    bello il finale aperto! lascia spazio alla fantasia 🙂

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  4. sherazade
    17 Maggio 2009

    che dire?
    sarà che a me entrare a gioco cominciato non piace.. :=))

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  5. inachisio
    25 Giugno 2009

    Beh, Sherazade…. Non è che devi per forza identificarti nella cameriera… E se tu fossi la tipa nella stanza? 😉

    Il perfido Inachis

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  6. Giulia Trapuzzano
    12 Dicembre 2010

    Coff…

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  7. lucy
    18 Gennaio 2012

    ciao Inachis,
    bellissimo questo racconto, molto belli anche gli altri (“tempura” è notevole). Ti ho scoperto da poco ed è la prima volta che commento. Svegliarsi con uno dei tuoi racconti è estremamente piacevole. Non sono abituata a commentare i blog, so che per chi li scrive è importante vedere esplicitato il sostegno di chi legge, ma ti prometto che il mio sostegno silenzioso da adesso in poi per te ci sarà sempre. continua così, hai tanto talento, è un piacere leggerti.. Ciao

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  8. inachisio
    18 Gennaio 2012

    Ehi, Lucy. Grazie di questo outing e del commento, che regala anche a me un buon inizio di giornata….
    Marco

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  9. akuabrillante
    7 Novembre 2012

    Capperi……ha fatto bene la cameriera ad entrare;-)

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  10. Risacca
    21 Novembre 2013

    Sono rimasta affascinata dal modo in cui scrivi. Trovo i tuoi racconti eccitanti e raffinati, intrisi di un erotismo elegante. Per quanto riguarda questo… mi viene da sorridere; molti anni fa mi sono trovata nella stessa situazione della tua protagonista con l’unica differenza che lui era dietro di lei, inginocchiati sul letto. Ricordo ancora i lunghi capeli neri di lei che ondeggiavano ad ogni affondo. Ed anche io, come Giada, richiusi la porta e cominciai ad allontanarmi il più velocemente possibile da quella camera e da quel corridoio. Solo che io non sono tornata indietro.
    Eppure ancora oggi, a distanza di 20 anni ricordo quella scena, ogni dettaglio, i capelli di lei che ondeggiavano ritmicamente, le mani di lui che le stringevano i fianchi e la attiravano a sé, la sua schiena nuda, la pelle bianca…

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    • inachisio
      21 Novembre 2013

      A me basterebbe la possibilità di una situazione così per pensare di fare il cameriere ai piani in un hotel! 🙂

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      • Risacca
        21 Novembre 2013

        Ero molto giovane allora… non ti dico che imbarazzo!!!

      • inachisio
        21 Novembre 2013

        Dovrei trovare il modo di intervistare i due… Chissà cos’hanno pensato!

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